Notizie Radicali
  il giornale telematico di Radicali Italiani
  mercoledì 07 giugno 2006
 Direttore: Gualtiero Vecellio
Diritti di libertà (15)

di Francesco Ruffini

ISOLAMENTO COSTITUZIONALE

 

Riprendiamo ora il filo del nostro ragionamento. Abbiamo più sopra fissati saldamente, perché corroborati dalla allegazione dei testi legislativi più solenni che i popoli civili vantino, due punti: la consacrazione dei Diritti di libertà da parte di tutte, senza eccezione, le Costituzioni degli Stati più antichi del mondo; e il riconoscimento anche più largo ed esplicito dei medesimi Diritti da parte delle Costituzioni di tutti gli Stati sorti dopo la grande guerra o ricostituitisi sopra nuove fondamenta costituzionali in seguito ad essa.

 

Ed allora, considerando le cose da un punto di vista, diremo così, panoramico, questo impressionante quadro geografico-politico ci si para innanzi.

 

Ad occidente, stanno immutate e, possiamo soggiungere, imperterrite le storiche Costituzioni liberali di Francia, d’Inghilterra, e oltre l’Atlantico, degli Stati Uniti dell’America del Nord. Né la Penisola iberica può segnare una lacuna, per le cose che dicemmo più sopra della Spagna, e per ciò che riferimmo della Costituzione repubblicana del Portogallo.

 

A settentrione, oltre il nostro confine alpino, una vasta plaga politica si stende che va fino al polo, e che senza soluzione di continuità oramai, e cioè senza neppure più l’intoppo della Germania, comprende antiche Costituzioni (e cioè quelle della Svizzera, del Lussemburgo, del Belgio, dell’Olanda, della Danimarca, della Svezia, della Norvegia) e Costituzioni nuove (e cioè quelle della Germania, della Polonia, della Lituania, della Lettonia, dell’Estonia, della Finlandia), le quali tutte sanciscono i Diritti di libertà, si potrebbe soggiungere a gara e cioè con una vera emulazione nello svilupparne tutti gli spunti antichi in nuovi atteggiamenti conformi alle necessità novelle dei tempi.

 

Ed a levante, fortemente innestandosi su quel nordico nucleo compattissimo, si snoda la salda catena degli Stati liberali, sorti e trasformati in seguito alla guerra: Cecoslovacchia, Austria, Ungheria, Jugoslavia, Rumenia, Albania, Grecia; dei quali non è che da ripetere ciò che più sopra è detto. Catena ininterrotta, anche cotesta, che ci separa dal solo paese civile, ove i Diritti di libertà non siano riconosciuti: la Russia. La quale, alla sua volta, costituisce il solo intoppo a che il sistema di tali Diritti di libertà, raggiungendo gli Stati a tipo liberale dell’Estremo Oriente, come il Giappone e la Cina, possa stringere di una vera fascia luminosa il globo intiero.

 

A mezzogiorno, infine, la Turchia, la Grecia, l’Egitto ed altri Stati ancora, ove il regime liberale, si è da ultimo vigorosamente e nettamente imposto. Né basta.

 

In cotesto quadro geografico-politico remote plaghe si profilano all’orizzonte, da qualunque parte si volga lo sguardo, a dritta e a manca, oltre gli Oceani, fino alle più lontane Americhe ed all’Australia: plaghe tutte coperte dalla forte e fitta rete dei Diritti di libertà.

 

Ed allora, dall’impressionante rilievo un dilemma erompe, irrecusabile e incontrovertibile. O l’Italia intende davvero di straniarsi durevolmente (e non soltanto transitoriamente, come la Spagna) dalla vastissima, anzi quasi universale comunità degli Stati liberali del mondo, assumendosi ad unica compagna la Repubblica russa dei Sovieti (oh! Elegante conciliazione hegeliana dei contrarii, direbbe il filosofo; oh! Schiacciante smentita, dirà infine lo storico, dell’ingenua previsione di tutti coloro i quali si facevano sicuri che il Fascismo si sarebbe tenuto per sempre lontano, toto coelo, dal Bolscevismo e ne sarebbe stato sempre il più implacabile nemico). Ma in questo caso bisogna che gli Italiani pensino di potere, e anzi propongano fermamente di rompere, - o con l’attrattiva o con la forza dei loro nuovissimi ordinamenti antiliberali - , la cerchia ininterrotta e serrata di tutti gli altri ordinamenti, ad essi recisamente avversi perché decisamente liberali; se non vogliono che la cerchia si abbia a tramutare un giorno in pericoloso accerchiamento (1).

 

O l’Italia un somigliante pensiero e proposito non può avere. Ma in questo caso sarà saviezza e prudenza e, anzi, necessità restaurare al più presto e tener ferme le nostre libertà statutarie.

 

Perché isolati dal mondo, anche sotto l’aspetto politico-costituzionale (il caso tragico della Germania informi) non si può più vivere oramai, se non pericolosamente!

 

1) L’uomo di comune buon senso (the man in the street, come direbbero gli Inglesi) sarà forse indotto a chiedersi, con quale logica e con quale utile una dottrina così intransigentemente nazionalista e così impetuosamente imperialista, come è ora il Fascismo, potrebbe proporsi la diffusione di dottrine similari preso i popoli stranieri, e compiacersene. Ragionevole, invece, e proficuo sarebbe un tale proposito da parte di ogni dottrina liberale, che non può sentirsi tanto più sicura in casa propria, quanto più vasto è il consenso ch’essa incontri presso le altre nazioni.

 

 

15) Segue